Guida all’isola dei falchi

Pittaneddu e “L’Ile de la Liberté”

Sul lungomare, allo sbarco dei traghetti, si nota il monumento a re Carlo Emanuele III di Savoia, formato da un gruppo marmoreo di tre statue realizzato tra il 1786 e il 1788 dal genovese Bernardo Mantero, con al centro il sovrano che concesse l’isola ai tabarchini mezzo secolo prima. La statua centrale è chiamata affettuosamente “Pittaneddu” e fu protagonista di una storia singolare. 

Carloforte fu il primo insediamento ad avere una Costituzione repubblicana (chiamata “Codice della natura”) dopo la rivoluzione francese, prima ancora di Parigi. Nei primi giorni del 1793, infatti, l’arcipelago fu oggetto di una spedizione dei francesi che sbarcarono sull’isola, decretarono la Repubblica di Carloforte e la ribattezzarono “Ile de la Liberté” (isola della libertà). La dominazione francese durò solo cinque mesi (8 gennaio-26 maggio 1793) e portò una ventata di rinnovamento: instillò i nuovi principi sociali di libertà, uguaglianza e fraternità. Ci furono anche matrimoni misti con i soldati d’Oltralpe. Non tutti, però, erano disposti a rinnegare la monarchia. I carlofortini sostenitori dei Savoia rimossero la statua di “Pittaneddu” tentando di seppellirla perché non fosse deturpata o per dimostrare ai conquistatori francesi di essere dalla loro parte. Ma pare che la buca non fosse abbastanza profonda e il braccio del re fu spezzato con un colpo di mazza così da poterla nascondere. La statua è poi ritornata sul piedistallo e oggi si ammira nella piazza del lungomare. Ai piedi uno dei cannoni usati per difendere Carloforte.

                                                                                                        Susanna Lavazza