No speculazione energetica: una flotta da Carloforte a Portoscuso
Domenica 26 ottobre attese decine di barche
Dalla flottilla alla flotta. Proseguono le manifestazioni per dire no al megaimpianto eolico offshore Ichnusa Wind Power previsto davanti alle coste dell’isola di San Pietro e del Sulcis Iglesiente. L’iter è iniziato 5 anni fa. Oggi termina il mese in cui la nave Orca II ha svolto per conto della IWP indagini scientifiche e tecniche sul fondale marino di fronte a Capo Altano, Fontanamare, Porto Paglia e non lontano da Porto Flavia e Buggerru.
Da poco si è conclusa la procedura di Valutazione impatto ambientale (VIA) sul sito del Ministero ambiente e sicurezza energetica. Manca solo il parere del ministero della cultura. Poi, in caso affermativo, per almeno 4 anni il mare davanti a Carloforte e Portoscuso sarà sconvolto dall’installazione di 42 aerogeneratori alti come grattacieli di 90 piani, un cavidotto interrato di 50 chilometri, una sottostazione in acqua e una a terra, a Portovesme. Su questa impresa – che fa capo a una joint venture tra Eni Plenitude, Cassa depositi e prestiti e Copenaghen Infrastructure Partners – hanno già espresso contrarietà i Comuni interessati, le tonnare, le parrocchie e le comunità locali. In particolare il Comitato No speculazione energetica Carloforte ha organizzato diverse iniziative, tra cui una manifestazione a mare lo scorso 11 ottobre. Un flash mob che ha ricevuto l’adesione di otto barche con una quarantina di persone a bordo. Tanto è stato l’entusiasmo che si ripeterà domenica 26 ottobre con una vera e propria flotta, pronta a raggiungere Portoscuso e a unirsi a quella dell’altro Comune dove si trovano le tonnare, messe a rischio dall’impianto offshore. L’appuntamento a terra è per le ore 9.30 sul molo San Carlo (davanti al parcheggione) a Carloforte e per le 11 sul molo del porticciolo turistico (sotto al ristorante Nautilus) a Portoscuso. Si può partecipare con la propria imbarcazione o salire a bordo di altre (info: tel. 339.4379716).
“La nostra etica di difesa del mare, dell’ambiente dell’isola di San Pietro, del Sulcis Iglesiente e della Sardegna in generale, è unitaria e supera le divisioni dei partiti.
Sono nove gli impianti eolici offshore per cui è stata fatta richiesta di allaccio alla rete elettrica nel Sud Ovest della Sardegna: in totale si contano circa 500 aerogeneratori” dice il presidente del comitato, l’avvocato Salvatore Obino.

Una situazione simile a quella di altri impianti eolici proposti da multinazionali al largo delle coste di Alghero, della Gallura, del golfo di Cagliari, dei Comuni di Nora e Domus De Maria, grazie ai lauti incentivi previsti e al far west legislativo. L’impatto ambientale del solo progetto Ichnusa Wind Power è desumibile dalle dimensioni: 42 turbine eoliche alte circa 300 mt. (come un grattacielo di oltre 90 piani) basate su piattaforme triangolari con 6 cavi di ormeggio e 6 piloni cilindrici – diametro 2.44 mt., alti 49 mt. – infissi profondamente sul fondale marino che nell’area interessata è di profondità variabile da 300 ad oltre 700 mt. In totale l’impianto misura circa 30 km di lunghezza, circa 10 km. di larghezza (occupa un’area di mare più vasta dell’isola di Sant’Antioco) , dista dalla costa 19 miglia marine e ha una potenza complessiva di 504 MW.
Le osservazioni in opposizione presentate al MASE dal Comitato no speculazione energetica Carloforte riguardano l’intorbidimento delle acque causato dai lavori di cantiere, i rumori costanti, dati dalla rotazione delle pale e, su sollecitazione del moto ondoso di superficie, dagli schiocchi dei cavi di ormeggio dalle piattaforme ai piloni di ancoraggio. Altri elementi di negatività del progetto: la selva di cavi che costituisce barriera per i tonni, l’elettromagnetismo derivante dal cavidotto lungo circa 50 chilometri, interrato sul fondale, di conduzione a terra dell’energia prodotta dall’impianto fino alla sottostazione di Portovesme e alla connessione con la rete di Terna. Senza contare i rischi per la navigazione, l’improbabile smaltimento dopo appena 30 anni, l’impatto sul turismo, l’eventuale deprezzamento delle case vista pale.

“Scopo del nostro Comitato è anche quello di garantire una transizione energetica che sia davvero ecologica per la nostra comunità” sottolinea il presidente Salvatore Obino. “Nel caso dell’isola di San Pietro e del Sulcis Iglesiente vogliamo fare notare come sia assurdo compromettere in modo irreversibile un ecosistema marino mediamente sano per raggiungere obiettivi di produzione di energia rinnovabile discutibili in termini quantitativi e qualitativi, comunque realizzabili in modo meno impattante per l’habitat. Il business delle imprese cosiddette green si basa sullo sfruttamento di beni comuni, come il mare e il vento e interessa, nel caso dell’impianto eolico offshore Ichnusa Wind Power, specie animali migratorie come il tonno rosso (Thunnus Thynnus) e il falco della regina (Falco Eleonorae), elementi identitari dell’isola di San Pietro e della vicina costa, specie considerate da recenti provvedimenti normativi di tutela della biodiversità, esse stesse patrimonio del pianeta, come indicato nella relazione scientifica per ICCAT del biologo marino Antonio Di Natale di prossima pubblicazione, gentilmente anticipata al nostro comitato. Le rotte migratorie del tonno rosso non possono essere alterate dall’intervento umano (specie con un impianto industriale e cavidotto elettrico di tale portata), pena la deviazione verso altri percorsi più salubri e la fine delle tonnare. Per le comunità di Carloforte e Portoscuso significherebbe la perdita di un importante patrimonio identitario, che rappresenta elemento significativo dell’economia locale”.
Guido Lussu
