A Carloforte mancano infermieri, volontari, elisoccorso notturno

A Carloforte mancano infermieri, volontari, elisoccorso notturno

 Manifestazione in piazza venerdì 17 ottobre. Intervista a Giancarlo Maurandi, presidente della Croce Azzurra

“Certe notti a Carloforte puoi solo pregare la Madonnina dello Schiavo. Se ti succede un incidente o hai un malore devi aspettare il traghetto per Calasetta. Che passa ogni ora e mezza circa. Vieni trasportato in un’ambulanza dove ci sono solo volontari –  nessun medico o infermiere – all’ospedale di Carbonia. Il viaggio dura circa 30 minuti in mare e 34 a terra. Se arrivi vivo è un miracolo”. Franca Robustelli ha smesso di venire sull’isola di San Pietro per questo motivo: l’ansia di stare male e non avere un soccorso adeguato, la paura persino di giorno di essere lasciata al pronto soccorso di Carbonia ore senza nemmeno un antidolorifico, una radiografia, una visita, il senso di insicurezza per la sua famiglia. E’ accaduto tante volte, non deve succedere ancora. Anche perché accade soprattutto le notti dei week end, il sabato e la domenica, quando ci sono più turisti e i giovani si scatenano, o a Capodanno, quando la guardia medica rimane chiusa. Un problema grandissimo quello del soccorso adeguato e tempestivo, che riguarda tutta la Sardegna e l’Italia, ma in particolare le isole minori, e in particolare quella di San Pietro, dove a differenza della Maddalena non esiste un ospedale. Va da sé che chi subisce tutto l’anno lo sfascio della sanità pubblica sono soprattutto i residenti.

Perciò venerdì 17 ottobre mattina ci sarà una manifestazione con partenza da piazza Repubblica alle 10.30 intitolata “La salute prima di tutto – tutta Carloforte per il diritto alla salute”. L’appello è stato lanciato dal sindaco Stefano Rombi alcuni giorni fa. Grazie anche al tam tam mediatico si è già smosso un po’ l’apparato burocratico regionale. Il 10 ottobre una delibera regionale ha stabilito che “l’ambulanza infermieristica potrà intervenire nei casi di assenza di copertura della guardia medica e sarà attivata in collaborazione con la Croce Azzurra”, come scrive il sindaco su FB. Si tratta dell’ennesimo provvedimento tampone per ripristinare il servizio India, ovvero la presenza sulle ambulanze di un infermiere. Ma solo fino al 31 dicembre. In ogni caso  l’isola è ancora priva di una pista di atterraggio notturna per gli elicotteri dell’Areus (Azienda regionale emergenza urgenza Sardegna). 

 L’amministrazione comunale dovrebbe progettare la piattaforma per l’elisoccorso e quella regionale finanziare il tutto al più presto. Anche per questo i carlofortini scenderanno in piazza venerdì. Intanto il Ministro della Salute annuncia un disegno di legge specifico per le isole minori d’Italia che garantisca reti integrate, trasporto sanitario efficiente, infrastrutture di emergenza, potenziamento della telemedicina, incentivi al personale ecc.

E il presidente della Croce Azzurra, Giancarlo Maurandi, lancia un appello. Lo abbiamo intervistato.

“Con la recente delibera di Areus è stato approvato un progetto sperimentale per Carloforte che consente di avere, sino al 31 dicembre 2025, il soccorso avanzato India quando la guardia medica rimane chiusa, soprattutto nei fine settimana. Con la presenza dell’infermiere specializzato in emergenza/urgenza, parte dell’equipaggio insieme ai soccorritori di Croce Azzurra, si presta in caso di necessità il soccorso avanzato che consente al 90% dei pazienti di essere inviati immediatamente al presidio sanitario di riferimento. Ciò è importantissimo soprattutto quando trattasi di casi tempo dipendenti, quali gli arresti cardiaci, ictus, politraumi ecc… Ciò che è stato ottenuto è ovviamente un piccolo passo che accogliamo positivamente, ma che non ci deve fermare per raggiungere una soluzione stabile. Qualora i numeri riferiti ai soccorsi prestati da Croce Azzurra non fossero giudicati sufficienti a garantire stabilmente il servizio India, occorre ricordare che le valutazioni e le conseguenti decisioni non possono basarsi solo su i numeri ma soprattutto sui tempi di intervento”. 

Sta parlando della famosa “golden hour”, il lasso di tempo dopo un infortunio o malore durante il quale si dovrebbe intervenire?  

“Sì. La scelta da parte di chi gestisce la sanità pubblica e i soccorsi non va fatta in base alla contabilità. I numeri asetticamente analizzati non possono non tener conto di un coefficiente di difficoltà misurabile con il tempo che occorre per attraversare il tratto di mare che ci separa dall’isola madre. Prestare il soccorso a Carloforte è tutt’altra cosa. Anche perché il cittadino si chiede come mai, a parità di isole minori, in una sia attivo un punto di primo soccorso (nell’ospedale P. Merlo di La Maddalena) mentre nell’altra, quella di San Pietro, si debba prestare l’intervento in emergenza/urgenza con il soccorso di base che per definizione è il primo intervento che viene erogato dai soccorritori di Croce Azzurra, in attesa dell’azione del personale sanitario che non potrà esserci nel momento in cui la guardia medica non è attiva e non c’è neppure l’infermiere”.

Qual è la priorità della Croce Azzurra?

“Una importante criticità riguarda la scarsità di volontari, il cui operato è fondamentale affinché un ente del terzo settore come la Croce Azzurra possa attivarsi 24 ore al giorno tutti i giorni dell’anno. I volontari di Croce Azzurra che operano nel servizio di 118 sono circa 10 (i lavoratori dipendenti 6), e svolgono turni straordinariamente pesanti. Ma è grazie a queste prestazioni se alla collettività viene garantito il servizio di soccorso. Non sarebbe pensabile non avere anche per un solo giorno la loro disponibilità: la Croce Azzurra è un bene prezioso senza il quale l’assistenza sanitaria dell’isola sarebbe davvero in pericolo e per questo va tutelata e aiutata in ogni modo possibile. E’ fondamentale sensibilizzare e coinvolgere i cittadini che hanno anche una minima disponibilità del loro tempo libero, anche di poche ore, tenuto conto che la normativa attuale permette, a certe condizioni, di poter diventare soccorritori sino a 70 anni. Senza volontariato non solo la società è più fragile,  ma sicuramente si è più soli”.

Susanna Lavazza