Cornacchie: è un’invasione?

Cornacchie: è un’invasione?

Il parere dello zoologo che sta scrivendo un libro sulla fauna dell’isola

Iniziano a vedersi i risultati della campagna di abbattimento delle cornacchie grigie, al centro di una campagna provinciale che terminerà tra un mese e mezzo. Sull’isola di San Pietro protagonisti sono i cacciatori del Circolo di Carloforte, che hanno seguito un corso specifico, ai quali il Comune ha concesso un contributo di 900 euro. “Il servizio svolto dai cacciatori autorizzati è di interesse generale” specificano in Comune “in quanto tutela non solo le produzioni agricole ma anche la fauna, sia domestica sia selvatica, come il falco della regina, particolarmente caro ai tabarchini”. Ma da dove sono arrivate le cornacchie? Risponde lo zoologo Giovanni G. Bellani, in procinto di pubblicare un libro sulla fauna e la flora dell’isola di San Pietro.

“Anni fa si diffuse la notizia secondo cui qualcuno avrebbe clandestinamente importato delle cornacchie che si sarebbero riprodotte in gran numero provocando danni a tutta l’avifauna e alle coltivazioni agricole.

La cornacchia grigia (Corvus cornix) era presente da sempre nella Sardegna settentrionale e fino all’Oristanese; gli interventi nel Campidano e la trasformazione di habitat naturali, come la macchia mediterranea,  in coltivazioni,  insieme alla piantumazione di alberi d’alto fusto importati (eucalipti ecc.) sui quali questi uccelli amano nidificare, hanno creato un ambiente idoneo per un ampliamento naturale dell’area di distribuzione della cornacchia che oggi vive in gran parte della Sardegna. La distanza dell’isola di San Pietro dalla costa non ha rappresentato un problema per questi uccelli che sono ottimi volatori. I Corvidi sono molto intelligenti: tra gli uccelli occupano la stessa posizione rivestita dalle scimmie tra i mammiferi. Sanno adattarsi a nuove situazioni ambientali e sono onnivori. Il problema della convivenza con questo furbo volatile, opportunista con indubbie capacità predatorie, esiste. L’ornitologo Marcello Grussu, presidente del Gruppo Ornitologico Sardo, è a conoscenza delle problematiche create dall’impatto delle cornacchie sulle altre specie, per esempio a Cagliari gabbiani e cornacchie hanno determinato il calo numerico della tortora dal collare orientale. Quest’ultima, una specie originaria dell’Asia meridionale, dal 1900 ha ampliato ‘spontaneamente’ il proprio areale in gran parte dell’Europa occidentale e, tra gli anni ’50 e ’60, è arrivata anche nella penisola italiana e in Sardegna, compresa l’isola di San Pietro. Fermare il proliferare della cornacchia grigia è una questione che sta a cuore a molti, sia in ambito venatorio (protezione della selvaggina) sia agricolo (protezione di alcuni tipi di  colture).

Le misure di controllo della popolazione di cornacchie grigie possono essere di vario tipo. Mi sembra eccessivo ciò che è stato fatto nell’Oristanese dove l’ANLC  (Associazione Nazionale Libera Caccia) regala 25 cartucce ai cacciatori che abbattono cornacchie grigie, accusate addirittura di essere portatrici della Febbre del Nilo o Dengue, trasmessa da alcune specie di zanzare ed ha come serbatoio di infezione circa 70 specie di uccelli selvatici, conigli, equini,  ecc.

Luciano Durante, responsabile dell’oasi Lipu locale,  definisce il piano di contenimento della cornacchia stabilito dalla nostra provincia ritenendolo “ben strutturato “.

Come naturalista non mi sento di avallare al cento per certo questa soluzione poiché quando si spara a un animale non vi è l’assoluta certezza di ucciderlo ma magari solo di ferirlo e purtroppo ho visto morire, tra atroci sofferenze, troppi rapaci feriti dai pallini di una cartuccia.

Secondo l’ISPRA (Istituto Superiore per la protezione e la Ricerca Ambientale) il metodo migliore per il contenimento numerico dei Corvidi sarebbe comunque rappresentato dal trappolaggio cioè dalla cattura di esemplari con l’uso di “trappole Larsen ad esca alimentare” o “letter box”,  utilizzate in molti analoghi programmi in altre province italiane.   A questo scopo occorrerebbe anche che sull’isola di San Pietro, un ecosistema chiuso e piuttosto fragile, si facesse di tutto per non lasciare in giro rifiuti organici alimentando questi uccelli e i gabbiani; inoltre sarebbe necessario rispettare alcune specie come il gheppio, la poiana, il falco pellegrino ecc., rapaci che possono rappresentare dei buoni competitori delle cornacchie.

Giovanni G. Bellani