Tutto esaurito al Cavallera per “Miseria e nobiltà” in tabarchino

Tutto esaurito al Cavallera per “Miseria e nobiltà” in tabarchino

La commedia fa parte dell’evento in memoria di don Ignazio Garau, il prete che fondò gli scout e il gruppo teatrale sull’isola, prima di andare missionario in Cile

E’ già tutto esaurito al Cavallera per le serate di sabato 6 e mercoledì 10 maggio, quando andrà in scena la commedia dialettale Miseria e nobiltà, tratta dal capolavoro di Eduardo Scarpetta, rivisitato da Eduardo De Filippo nel 1953.  E non solo perché l’ingresso è gratuito, a offerta. Sul palco, per questa versione tabarchina dell’opera napoletana, saliranno ben 24 attori dilettanti. In tutto sono una trentina i carlofortini coinvolti nell’evento, con la regia di Antonella Leone, figlia di Linetto che dà il nome al gruppo teatrale insieme a don Ignazio Garau. Quest’ultimo è rimasto nei cuori di chi lo ha conosciuto, ma anche dei molti che ne hanno apprezzato l’impegno come “testimone autentico del Vangelo e maestro di vita”. A 30 anni dalla scomparsa di don Ignazio Garau, Carloforte lo celebra con la manifestazione “Insieme per ricordare” che comprende le due serate della commedia al Cavallera; una messa in suffragio domenica 7 maggio alle 19.30 nella chiesa di San Carlo; l’inaugurazione di una targa commemorativa in memoria dei campi scuola estivi, davanti all’ex campeggio (10 maggio, h 18.30);  una proiezione di immagini all’oratorio San Carlo (11 maggio, h 20) e un pellegrinaggio a Ussaramanna, suo paese d’origine.

“Don Ignazio arrivò a Carloforte nel 1968” ricorda Mario Curcio che oggi è tra i decani in scena e lo ha conosciuto personalmente “e vi rimase solo fino al 1973 per poi andare in Cile, dove quell’anno ci fu il colpo di Stato di Pinochet e dove visse anche spiacevoli avventure perché era sempre a fianco degli oppressi. Eppure in soli cinque anni sull’isola fondò gli scout, ci fece sentire un senso di comunità promuovendo le attività sportive, i campeggi estivi, il giornalino “io, tu, noi”, i dibattiti culturali e creò questo gruppo teatrale amatoriale. All’inizio portavamo in scena testi classici: il Processo a Gesù di Diego Fabbri, Assassinio nella cattedrale di T.S. Elliot, per fare qualche esempio. Poi il gruppo si diede alle operette e alle commedie dialettali alla Govi. Oggi siamo in 15. Ho un grande ricordo ed enorme stima e affetto per don Ignazio Garau”. Non aveva ancora 30 anni quando andò missionario in Cile. Fu destinato a Curanilahue, un borgo di minatori a sud di Santiago, dove fu ostacolato e perseguitato dalla DINA, la polizia segreta del regime di Pinochet, eppure riuscì ad aiutare tanti giovani vittime della miseria, della droga e dell’alcolismo. Il suo motto era “El que no vive para servir, “no sirve para vivir”” (chi non vive per servire gli altri non serve per vivere). Tornò in Sudamerica per un paio di anni, a Hualqui,  ma di lì a poco si ammalò di cancro e dovette rientrare in Italia. Celebre la sua lettera in occasione dei 300 anni della cattedrale di Ales:  “Vorrei una Chiesa che camminasse insieme alla gente, più lontana dal centro e più vicina alla periferia; che accendesse il fuoco nelle famiglie dei disoccupati, delle persone sole, di coloro che non contano niente; e non soltanto in occasione della benedizione delle case”.

                    Susanna Lavazza