“Sarto per Signora” al Cavallera sabato 16 e 23 marzo. Una divertente commedia degli equivoci
Il gruppo teatrale Don Ignazio Garau-Linetto Leone torna sul palco per rendere omaggio al suo regista e cofondatore, a 10 anni dalla scomparsa. Prevendite da lunedì. Il ricavato andrà in beneficenza
Sabato 16 marzo il cine-teatro Cavallera apre il sipario all’ultima rappresentazione del gruppo teatrale Don Ignazio Garau-Linetto Leone, portando in scena “Sarto per Signora”, la divertente commedia degli equivoci di Georges Feydeau, autore geniale di opere leggere in cui intrigo e satira si intrecciano per porre in evidenza l’ipocrisia dei costumi borghesi nella Francia di fine Ottocento. Scritta quando Feydeau aveva appena 23 anni, fu rappresentata per la prima volta il 17 dicembre del 1886 al Théatre de La Renaissance di Parigi. Il successo fu tale da far meritare a Feydeau la qualifica di uno dei più grandi drammaturghi francesi, dopo Molière.
“Sarto per Signora” sarà in scena a Carloforte anche sabato 23 marzo, sempre alle 21. I biglietti, a libera offerta, saranno disponibili presso il botteghino del teatro Cavallera a partire da lunedì 11 marzo, tutti i giorni, dalle 10 alle 12.30 e dalle 17 alle 19. Come negli ultimi anni, l’incasso sarà devoluto in beneficienza ai bambini dell’Associazione San Rafael Italia, una ODV laica che abbraccia gli stessi principi di Don Ignazio a cui il Gruppo si ispira.
Alla regia, Antonella Leone, figlia d’arte, giunta alla sua terza esperienza dopo “Gildo Peragallo Ingegnere” di Gilberto Govi e “Miseria e nobiltà” di Eduardo Scarpetta. La scelta del 16 marzo, per la prima serata, non è casuale: il giorno dopo è il decimo anniversario dalla scomparsa di Linetto Leone, che nel 1971 fondò il gruppo teatrale insieme a Don Ignazio Garau. Uno dei più longevi in Sardegna: ha presentato al pubblico oltre 40 spettacoli, soprattutto in dialetto tabarchino. Ne fanno parte un nutrito numero di amici con la passione condivisa per il teatro, disposti a offrire il proprio tempo, senza ritorno economico, per la buona riuscita degli spettacoli. Nel corso degli anni, in tanti hanno contribuito alla realizzazione delle opere. Oggi, tra attori, tecnico audio-luci, costumista, truccatrici e scenografi, i “ragazzi”, come li chiama la regista, sono circa trenta.
“Dopo la scomparsa di mio padre – racconta Antonella – il gruppo stava affrontando una fase di destabilizzazione, sebbene grazie a Mario Pintus, Mario Curcio e Salvatore Volpe, gli spettacoli sono andati avanti. Io mi sentivo come una bambina impaurita ma con tanta voglia di scoppiare. Non è stato facile prendere coscienza di quello che dovevo e volevo fare ma, grazie al supporto e all’incoraggiamento degli amici Marco Boggio, Carlo Quaquero, Antonella Vigo, Isidoro Rombi, Antonella Di Bernardo, Marilena Peloso e Riccardo Porcu, nonostante le mie paure, chiedendo aiuto, con umiltà e a piccoli passi, insieme, siamo riusciti a ridare vita al Gruppo, così come lo era nei nostri ricordi, quando ancora c’erano mio padre e Don Ignazio Garau”.
A una settimana dalla prima, fervono i preparativi e ogni dettaglio deve essere visto e rivisto con minuzia per rispettare lo stile narrativo dinamico ed esplosivo di Feydeau, con un pizzico di soggettiva personalizzazione.
“Come mi sento? Tanto emozionata, per la grande responsabilità. Ma non si può cancellare la propria storia e io sono cresciuta respirando aria di teatro. Ancora oggi, quando i dubbi mi assalgono, mi domando sempre cosa avrebbe fatto mio padre. Sono emozionata, ma anche felice di essere io la regista, figlia di un regista, sempre un passo dietro a lui, ma con lui sempre in scena con noi.”
George Feydeau (Parigi 1862 – 1921), fu protagonista assoluto della Belle Époque Parigina. Divenne autore molto giovane e regista di opere teatrali caratterizzate da uno stile narrativo articolato, basato sull’azione. I ritmi recitativi portano ogni attore a interagire con gli altri secondo tempi ben calibrati, frenetici, con frequenti cambi di passo e continue entrate e uscite di scena.
Molte sue opere di vaudeville – un genere teatrale nato in Francia a fine Settecento – sono ancora oggi rappresentate. Oltre Sarto per signora, ricordiamo: A scatola chiusa, La palla al piede, Il tacchino, La pulce nell’orecchio e L’albergo del libero scambio.
Visse spericolatamente tutta la sua vita, sperimentando ogni genere di eccesso, giocando d’azzardo e avendo frivole e intense relazioni amorose. Proprio per questo, morì prematuramente il 5 giugno del 1921 in una clinica psichiatrica dove era stato rinchiuso per una malattia mentale causatagli dalla sifilide.
Maria Simeone