Agenda per la transizione energetica: come cambierà l’isola nei prossimi 27 anni?

Agenda per la transizione energetica: come cambierà l’isola nei prossimi 27 anni?

Intervista al sindaco Stefano Rombi

Una cinquantina di persone hanno partecipato lunedì 28 agosto in via XX settembre all’assemblea “Transizione energetica: quali resistenze possibili?” indetta dal comitato del Sud Ovest che, insieme ad altri in tutta la Sardegna, sta cercando di fare luce sul business delle pale eoliche – a terra e a mare – da parte delle multinazionali. In particolare nelle acque attorno all’isola di San Pietro si è ipotizzata l’installazione di 280-300 impianti offshore, alti come la torre Eiffel. Senza un’attenta regia politica si rischia di compromettere paesaggio, ambiente, pesca (in particolare dei tonni, nel nostro caso) e proprietà privata. Durante l’incontro, con interventi di esponenti da Selargius, Nuxis, Gonnesa e Sant’Antioco, si è accennato anche dell’Agenda per la transizione energetica dell’isola di San Pietro, appena approvata dal Comune di Carloforte. Ne abbiamo parlato con il sindaco, Stefano Rombi.

-L’agenda di transizione energetica del Comune di Carloforte, resa nota l’11 luglio con comunicato stampa, è stata approvata l’8 agosto in Consiglio Comunale. Tra i tanti cambiamenti, prevede che sull’isola di San Pietro circolino sempre più auto elettriche e vengano eliminate le cucine a gas. Dovrebbe valere fino al 2050: in sintesi come intendete procedere da qui alla scadenza del vostro mandato amministrativo, nel 2027?

“In questo momento intendiamo proseguire nella riduzione dei consumi, con interventi di efficientamento nelle strutture e nella estensione degli impianti fotovoltaici, a partire dalle superfici delle coperture degli edifici di proprietà pubblica. Proseguirà inoltre l’iter di attivazione della Comunità Energetica di Carloforte”.

-Quando si parla di progressiva indipendenza energetica dall’isola di Sardegna che cosa si intende?

“S’intende la possibilità di autoprodurre l’energia necessaria all’isola di San Pietro e ai suoi abitanti”.

-Siamo la prima isola in Italia nel rapporto abitante-fotovoltaico (1500 kw), grazie soprattutto alla centrale di Nasca (1 megawatt). Volete potenziare l’impianto? E quali soluzioni si prospettano per riattivare l’impianto eolico di Nasca?

“Vogliamo certamente potenziare l’impianto fotovoltaico e lo faremo cooperando con la società che , dal 2010, lo gestisce dopo aver vinto una gara ad evidenza pubblica. Per quanto riguarda l’eolico, si tratta di un tema più articolato a causa di vincoli di carattere paesaggistico, nonché del “tipo” di vento che soffia in quella zona dell’isola. Le raffiche di vento, infatti, non garantiscono la piena efficacia dell’eolico. Tuttavia, stiamo  stiamo ragionando su una parziale riattivazione”.

-Abbiamo 57 macchine ogni 100 abitanti – circa 3500 auto – in linea con la media nazionale. “Poche euro 4 e un buon ricambio” ha detto durante il consiglio comunale. L’idea di dedicare sempre più parcheggi per le auto elettriche, con centraline di ricarica, e sempre meno per quelle alimentate con carburanti fossili fa parte del progetto di transizione di quest’isola?

“Siamo favorevoli alla transizione verso l’auto elettrica. La grande maggioranza della comunità scientifica le ritiene più sostenibile dal punto di vista ambientale. Proseguiremo con l’installazione delle colonnine. Ad oggi, non vi sono parcheggi dedicati alle auto elettriche (se non gli stalli per la ricarica i quali, tuttavia, non sono tecnicamente parcheggi). Valuteremo se dedicare qualche stallo espressamente alle auto elettriche. Ma ciò che più ci preme è aumentare ulteriormente le colonnine”.

-Questa amministrazione ha istituito l’assessorato alle politiche energetiche che porta avanti progetti avviati una quindicina di anni fa con l’associazione Spieme (San Pietro Isola Ecologica del Mediterraneo), nata dal Consorzio del Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna e dal Comune di Carloforte . L’agenda di transizione 2050 è stata avviata insieme al Marine Offshore Renewable Energy Lab con convenzione nel 2021 quando era sindaco Tore Puggioni. Perché non avete fatto un’assemblea per spiegare alla popolazione il grande cambiamento in divenire e avete approvato l’agenda in piena stagione?

“La convenzione del 2021 non è con il gruppo di ricerca citato, ma con l’intero Politecnico di Torino. Nell’ambito di questa collaborazione, abbiamo conosciuto i ricercatori (spesso giovanissimi) del Marine Offshore Renewable Energy Lab che ci aiutano sotto vari fronti e a titolo totalmente gratuito. Il nome deriva dal loro originario interesse per l’energia prodotta dalle onde marine. Sulle tempistiche: quali fossero le intenzioni dell’amministrazione in tema energetico (ovvero, in sintesi, puntare sulle rinnovabili e sulla indipendenza energetica) è chiaro a chiunque si sia amministrativamente interessato alla cosa pubblica nell’ultimo anno, ma anche durante l’amministrazione precedente. Era importante approvare al più presto l’Agenda poiché, essendo stata finanziata da un bando Europeo (quindi: costo zero per il Comune) dobbiamo rispettare i tempi della rendicontazione. Peraltro, è  tutto pubblico, ed era anche possibile fare delle osservazioni”.

-La deliberazione ha la data del 5 luglio ed è stata comunicata l’11 luglio. La popolazione, con una media di 30-40 gradi, aveva tempo fino al 21 luglio per esprimere un parere dopo aver letto le 75 pagine fitte di grafici e concetti complessi. E’ arrivata una sola osservazione che esprimeva perplessità sull’affidare l’agenda per la decarbonizzazione a un Lab che si chiama MORE (Marine Offshore Renevable Energy) e comprende l’Eni, oltre al Politecnico di Torino. “Siccome qualcuno ha letto offshore si è preoccupato che costruissero impianti eolici in alto mare” ha detto l’assessore Penco durante il consiglio comunale. Che ruolo e che posizione ha il Comune di Carloforte rispetto alle piattaforme di eolico offshore che si prospettano al largo dell’isola?

“L’amministrazione, come mostrano gli atti ufficiali, risponde puntualmente ad ogni richiesta di parere (mai vincolante) nell’ambito dei procedimenti di richiesta di campi eolici offshore. Siamo fortemente critici non tanto con la possibilità che alcuni impianti possano essere installati, quanto con l’assenza totale di pianificazione da parte dello Stato. Tale assenza sta generando una situazione di anarchia, nella quale imprese private cercano di accaparrarsi quanto più specchio acqueo possibili. Quindi: va bene anche l’offshore (certamente meglio delle fonti fossili), ma regolato e, eventualmente, con ricadute con le comunità locali. Insomma, manca una necessaria regia pubblica. Peraltro ad oggi nessuna proposta mai superato la valutazione di impatto ambientale. Io credo che ciò sia anche dovuto all’assenza di coordinamento e pianificazione statale”.

-Di che cosa si occupa la società R2M – altro partner fondamentale del Comune per l’agenda – e quali sono i portatori di interesse locali di cui si parla nel documento? Come ha collaborato l’istituto globale di Carloforte?

“La società R2M è una società di ingegneria che fa consulenza nell’ambito di tematiche connesse alle energie rinnovabili. Hanno competenza nella partecipazione e gestione dei bandi europei e, pertanto, hanno siglato un accordo quadro con il Comune nel 2019. L’Istituto Globale di Carloforte ha dichiarato di voler aderire ai principi dell’agenda, perciò è stato citato come partner. Senza un lavoro di educazione connesso al cambiamento climatico – certamente, in questa fase storica, di origine antropica – e ai temi ambientali, nessuna transizione sarà possibile. Il lavoro culturale viene prima di ogni altra cosa”.

-A quanto ammontano l’investimento comunale per l’agenda di transizione energetica e il bando europeo?

“Il comune non ha investito un centesimo di fondi propri. D’altra parte, ogni centesimo speso dal comune è   perfettamente   rintracciabile   attraverso   l’Albo   Pretorio. Ha partecipato e vinto un bando europeo, in partnership con il Politecnico di Torino, attraverso il quale sono stati finanziati gli studi alla base dell’Agenda”.

-La nostra isola è interconnessa e ha le più alte potenzialità di irraggiamento in Italia (capacità di 1800 kw/ 2000 watt a mq) grazie alla sua posizione geografica. Questo per il fotovoltaico. Per la fonte eolica a una media di 50 metri dal suolo abbiamo una potenzialità di 8 metri al secondo. Il consumo medio della nostra comunità è di 16 gigawatt/ora. Per essere autosufficienti con fonti locali di energia rinnovabile quanto manca all’incirca, se si rispettano gli obiettivi?

“Il mix energetico individuato come ottimale per l’Isola San Pietro è quello che consentirebbe il raggiungimento della neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050, integrando la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili con l’accumulo di sistemi a ioni litio. Di seguito, quindi, si riporta il mix ipotetico individuato come ottimale:2 MW di impianti fotovoltaici centralizzati, che sarebbero in grado di generare2.9 GWh/a di energia elettrica. Tale valore potrebbe essere sottostimato, se si considera che upgrade tecnologici dei moduli fotovoltaici verranno fatti nei prossimi anni; 8MW di impianti fotovoltaici distribuiti, che sarebbero in grado di generare circa 11.7 GWh/a di energia energia elettrica;
4MK di turbine eoliche onshore (2 x 2 MV sono state considerate nelle simulazioni) in grado di generare 11,8 GWh/a di energia elettrica.”

-La comunità energetica è ferma da un anno. Quali sono gli ostacoli?

“Vi sono due elementi: uno di carattere normativo, l’altro dovuto al bilanciamento tra prosumer e consumer (un eccesso di consumer, rispetto al numero di produttori di energia). Questo secondo aspetto possiamo risolverlo potenziando la produzione da parte del Comune e anche potenziando Nasca. Il primo, invece, non è nelle nostre disponibilità. Si attende che l’Unione Europea dia il via libera alla legislazione statale”.

-L’agenda ha 3 gruppi di lavoro oltre al comitato centrale gestito dal MORE: un gruppo di lavoro tecnico-scientifico composto da MORE e R2M, un gruppo legislativo/amministrativo del Comune di Carloforte, un gruppo di innovazione sociale e comunicazione. Quest’ultimo dovrebbe interfacciarsi alla popolazione affinché “la materia sia inclusiva, collegiale, condivisa”. Ci sarà modo di apportare modifiche in corso d’opera all’agenda?

“L’agenda è uno strumento aperto, rivedibile, aggiornabili e migliorabile ogni qual volta lo si ritenga opportuno. Anche, ma non solo, in relazione all’aggiornamento delle tecnologie. Sarebbe piuttosto curioso-per usare un eufemismo –promuovere un’agenda che chiarisce la nostra visione da qui al 2050 e renderla immodificabile”. 

Susanna Lavazza e Walter Zappon