SOS donne: un numero per non morire lentamente di violenza psicologica

SOS donne: un numero per non morire lentamente di violenza psicologica

Non ci sono solo le percosse o i femminicidi. E a Carloforte le donne che denunciano di aver preso botte sono pochissime. Ma il male più grande è quello tenuto nascosto

Il Comune di Carloforte, in collaborazione con quello di Carbonia e altri del Sud Sardegna, aderisce al servizio gratuito rivolto alle vittime di violenza, maltrattamento, abuso e atti persecutori. Il numero verde al quale rivolgersi in caso di necessità è 800 98 44 34, operativo tutti i giorni. “In questo campo lavoriamo da anni con l’associazione Donne al Traguardo, che ha uno sportello a Portoscuso: un luogo neutro, dove è più facile accedere con riservatezza” dice la vicesindaco e assessore ai servizi sociali Betty Di Bernardo. 

“I contatti stabiliti con utenti del comune di Carloforte ad oggi sono 7, mentre il totale dei contatti dei centri antiviolenza del Plus di Carbonia dall’apertura è 75” precisa Maria Mantega. L’associazione Donne al Traguardo, presieduta da Silvana Migoni, è a carattere regionale e in questi giorni ha un’attività incessante. Come ogni settimana che precede il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne istituita dall’ONU in ricordo dell’uccisione di tre sorelle a Santo Domingo nel 1960. Quest’anno la data coincide con il Black Friday. Un venerdì nero nel quale domina il consumismo. Un invito a riflettere sul consumismo dei sentimenti, degli affetti, dei corpi, delle famiglie lo propone Walter Zappon, scrittore e autore di testi musicali, nonché vicepresidente della Libera Università di Carloforte.

“Si può prendere a pugni la propria compagna e rifarlo il giorno dopo perché ci fanno ancora male le mani. La possiamo insultare e farle credere che è lei la causa dei nostri fallimenti, della nostra infelicità. È facile come bastonare un cucciolo o picchiare un bambino. Soprattutto se questo avviene al riparo delle mura di casa. Nessuno sente, nessuno sa e quando usciamo tra la gente possiamo fingere di essere persone di valore, degne di stima. In realtà è tipico dei “piccoli” uomini attaccare i deboli e adulare i più forti. Certamente anche in natura esiste la violenza, ma solo per motivi di sopravvivenza.  Di sicuro non è facile come sembra, per una donna, chiedere aiuto. Le motivazioni per non farlo sono tante, a cominciare dalla paura e non solo delle botte: c’è anche l’incognita di ricominciare tutto da capo, la vana speranza che lui possa cambiare, lo strano senso di colpa che induce a credere di essere la causa di quello che succede e poi “se lo caccio dalla mia vita il bambino crescerà senza una figura paterna”. Scuse per non prendere una decisione ce ne sono tante e sempre ce ne saranno. Un bambino che cresce assistendo a continui atti di violenza nei confronti della madre, se non addirittura su se stesso, rischia di vedere la sua vita rovinata per sempre a causa di un uomo che non dimostra di avere né amore né rispetto nei suoi confronti. La famiglia dovrebbe invece essere caratterizzata dal sostegno e incoraggiamento reciproco dove ognuno si impegna a far emergere le potenzialità dell’altro, dove c’è armonia e collaborazione e anche un rifugio sicuro. In effetti la famiglia è la più piccola unità sociale ed è il fondamento della comunità in cui si vive. Un luogo in cui rivitalizzarsi per ricaricare le batterie ogni giorno. Un luogo di legami calorosi che permettono il miglioramento e la realizzazione personale, un castello di armonia e di crescita. Se così non dovesse essere, possiamo guardare all’esterno. L’essere umano è un animale sociale e come tale dovrebbe cercare protezione e sicurezza all’interno del suo branco senza sentirsi in colpa nel farlo. Alla stessa maniera dovrebbe occuparsi dei suoi simili e ancora di più dei membri della sua famiglia. Per un approfondimento sul tema invito a leggere il libro Amore e violenza – il fattore molesto della civiltà di Lea Melandri, cittadina onoraria di Carloforte”.

 Dal 2017 la Libera Università di Carloforte, che edita questo giornale online, è impegnata sui temi della violenza in famiglia e i femminicidi, anche con la pubblicazione della raccolta di racconti Viola, ispirati a storie vere, il cui ricavato è andato interamente alla Domus de Luna di Cagliari, che assiste donne, ragazze, madri e figli in difficoltà.

Venerdì alle 11 è stata organizzata la manifestazione “Le nostre parole in musica, le nostre letture, le nostre danze contro la violenza sulle donne” che vede la collaborazione di Fidapa, Comune di Carloforte, Istituto globale di Carloforte e di Radio San Pietro.

Coordinati da Gabriella Olanda, i ragazzi delle scuole medie serguiranno un ideale filo rosso tra le tre panchine di piazza Pegli, via Solferino e piazza Carlo Emanuele III con flash mob, slogan e canzoni a tema.

Tra questi “Non sei sola: se sei vittima di violenza chiama il 1522” . Il numero di emergenza nazionale, che purtroppo squilla sempre più spesso.

La redazione