Jenny: “Ho ritrovato la magia di Carloforte”

Jenny: “Ho ritrovato la magia di Carloforte”

Scrive la figlia di Sergio Atzeni, 30 anni dopo la morte del padre

“Trecento falchi femmina lasciarono i nidi e volarono fino all’isola di roccia dinanzi alla costa del meridione occidentale, lungo il viaggio cantarono un lungo canto che soltanto chi capiva la lingua dei falchi comprese, giunti alle Colonne si lasciarono cadere in mare come pietre e morirono affogati. Da allora i falchi custodiscono quel luogo, lo reputano sacro”. Questo brano di Passavamo sulla terra leggeri, il capolavoro di Sergio Atzeni, è stato pubblicato postumo nel 1996 e mi è sempre sembrato un vaticinio. Un anno prima – il 6 settembre – il grande scrittore e giornalista annegava al largo della Conca, battuta da venti e onde, poco lontano dalle Colonne. Nato a Capoterra nel 1952, Sergio Atzeni era affezionato all’isola dei falchi, e rileggendo i suoi romanzi, che per me meritano il Nobel, ritroviamo simboli, miti, parole chiave. A 30 anni dalla morte, si moltiplicano in tutta la Sardegna le iniziative per commemorarlo. Carloforte Magazine ha l’onore di ospitare un articolo di sua figlia Jenny Atzeni, nata nel 1979.

Susanna Lavazza

“Carloforte mi piaceva. Ci ero stata alcune volte con papà, ma non ero riuscita ad apprezzarne la bellezza, forse ero troppo piccola. Ci tornai da ragazzina, a casa della nonna di un’amica, e mi piacque molto, complice probabilmente il primo respiro di indipendenza, e la trovai un posto magico.

Poi, un pomeriggio di un giorno di settembre, avevo 16 anni, mi portò via papà. 

Da quel giorno è diventato un posto brutto e cattivo, non ci si doveva andare. Fino a che, dopo tanti anni ho capito che era stato il destino e non Carloforte a portare via papà. Dopo altrettanti anni ho deciso di riequilibrare il destino e il luogo, e ci sono tornata a riprendere quel frammento d’anima di papà che era rimasto lì, alla Conca, e l’ho riportato a casa con me. E’ stato un ricongiungimento di anime e luoghi.

Da allora ho preso quel traghetto altre volte, e ho ritrovato la magia che avevo visto quando ero ragazzina”.

Jenny Atzeni